SAREMO DUECENTO IN PIU’


Il 29 giugno 2010, una delegazione formata dal Presidente Regionale, Pasquale Colamartino, dal Presidente, Provinciale Sergio Di Tizio, dal Vice Presidente Provinciale Francesco Paolo Spadaccini, dal Consigliere Provinciale Gabriele Piccone e dalla coordinatrice delle segreterie operative, Anna Giulia Cilli si è recata a Castiglione Messer Marino per incontrare una significativa rappresentanza del gruppo di donatori (circa duecento, appunto) di Castiglione, attualmente iscritti all’Avis Comunale di Agnone.
Le difficoltà causate dalle ultime misure restrittive subite in quel di Agnone hanno creato dei problemi e di quelli s’è parlato.
In sostanza c’è da rilevare che si sono realizzate condizioni tali che è venuto il tempo di creare a Castiglione una associazione indipendente, che entri nell’apparato organizzativo della nostra provincia.
L’incontro è stato molto propositivo, tanto che è nato un progetto di immediata realizzazione, la creazione di una sezione comunale nuova che utilizzi, per effettuare la raccolta, il mezzo mobile di Pescara e, assieme, il Distretto Sanitario di Castiglione.
Non diciamo altro. Solo che ci sono tutte le condizioni per dire che la famiglia dell’Avis della Provincia di Chieti presto si arricchirà della presenza di altri duecento donatori.

L'IMBECILLAGINE E LA GENEROSITA'


Sono i due aspetti che maggiormente vengono alla luce se si esamina un episodio avvenuto domenica scorsa, 20 giugno a Colledimacine, una ridente località della provincia di Chieti ( 277 abitanti di età media molto avanzata ).
Domenica, appunto, a turbare la serena quiete che normalmente regna in questa ridente cittadina arriva una telefonata dall’ospedale di Sulmona, che produce l’effetto di una improvvisa ed inattesa esplosione. << il vostro paesano (non mettiamo il nome perchè così ci hanno pregato di fare), sta male; dev’essere operato… Ha bisogno di sangue… radunate un po di persone e venite; vi aspettiamo!>> Come avrebbe fatto l’onda d’urto di una defragrazione, la notizia si espande in breve e tutti vengono a sapere della cosa.
Chi ha telefonato non ha minimamente pensato che nel paese sono presenti solo anziani e bambini. Il cinismo con cui vengono eseguiti certi “protocolli” non prevede tale delicatezza : basta l’imbecillagine E quella non è mancata!
Assieme alla imbecillagine, però, c’è l’antica generosità della gente d’abruzzo! Un argine a tutti i limiti che non conosce tramonto e, soprattutto, non conosce limiti di età.
Subito si sono riuniti sette volontari, tutti ex alpini e si sono organizzati per raggiungere Sulmona (una settantina di Km di strada di montagna).
La scena si sposta nel reparto prelievi della stessa Sulmona; il trasfusionista di turno si vede arrivare sette paesani, il più giovane di 71 anni, tutti pronti a dare una risposta alla richiesta che loro era stata fatta: donare il sangue. Ovvio che nessuno di loro è stato considerato idoneo e a tutti è stato detto di tornare a casa.
Come commentare questo avvenimento? Spero che finalmente sortisca in coloro che ancora praticano questo ignobile tipo di “chiamata” almeno un senso di vergogna e spero ancora che chi ha l’autorità per farlo si adoperi affinchè questi comportamenti incivili non si ripetano più.
E’ semplicemente abominevole mettere in panico gli sfortunati e malcapitati parenti per chiedere loro il sangue…. Poi: che sangue? Quale sicurezza garantisce un prelievo estorto in codesta maniera?
Sergio Di Tizio